DACCI OGGI LE NOSTRE FERIE QUOTIDIANE
Cosa ha di così irresistibile una vacanza? Che cos’ha di così attraente l’estate per la maggior parte della gente che vi abbina le proprie agognate ferie? Troppo facile, ma anche vero, rispondere: “Finalmente posso dormire di più”; oppure “Finalmente posso fare quello che mi piace”; “Passare più tempo con chi amo”; “Viaggiare”; “Essere libero di fare quello che voglio quando mi pare”; “Fare le ore piccole”; “Rilassarmi”. Il filo rosso di queste risposte sembra essere la parola LIBERTÀ’. Ma libertà da cosa?
La libertà che assaporiamo in ferie, oltre ad essere oggettivamente la possibilità di gestire in maniera più soggettiva il tempo e ciò che lo scandisce, è anche qualcosa di più interessante, su cui forse non si riflette abbastanza o di fronte alla quale ci si sente impotenti: dare spazio a un “NOI” che aspetta con ansia “l’ora d’aria” del week end o della settimana di ferie. Non per forza durante le ferie sperimentiamo un altrove in termini di luoghi, ma di sicuro, nella maggior parte dei casi, sperimentiamo un altrove che ha più il sapore di “altro dal solito noi”.
Avete fatto caso a come facilmente ci comportiamo in due modi diversi, nella nostra vita di routine e in ferie, sembrando addirittura due persone diverse: quella della quotidianità e quella della vacanza? Come mai? E’ davvero impossibile far convivere queste “due persone” nella nostra routine giornaliera? Qual è il rischio – o il dono, vedrete che dipende esclusivamente dal punto di vista – di andare al lavoro o affrontare la quotidianità a braccetto anche con la nostra sensuale Afrodite interiore? O con il nostro “tipo da spiaggia”? Con la parte irresponsabile e frivola? Con il nostro Esploratore? Con il Bambino giocoso?
Se state storcendo il naso, o se state pensando che è “impossibile” trovare il tempo o poter fare questo una volta finite le ferie, state sperimentando quel “limite” che avete scelto come vostra identità e alimentando la dicotomia e la polarizzazione, che esasperano queste altre parti di voi che non vedono l’ora di saltare fuori per “l’ora/week end/settimana d’aria”. Significa che ragionate in termini di “o/o” anziché di “e/e”; in termini di separazione anziché di ampliamento; in termini di frammentazione anziché di fluidità; in termini di dovere, anziché di danza. Significa vivere nell’impotenza, consegnando il potere dell’essere soddisfatti della propria vita a fattori esterni a voi stessi.
E’ ovvio che, rientrati nella quotidianità, gli impegni saranno diversi e maggiori rispetto al periodo di ferie, ma, anziché abdicare a quelle parti di voi in cui siete identificati, tutto il potere di gestire in automatico la vostra giornata, sperimentatevi nell’ampliamento che scaturisce dalla “danza della complessità”, che dà spazio alla vostra ricchezza interiore, senza proiettare sul periodo delle ferie tutto ciò che non vi permettete di essere normalmente.
La grande sofferenza che sentiamo quando rientriamo dalle ferie, non è solo l’ovvio ricarico in termini di impegni e lavoro, ma è anche molto il dolore di quelle parti di noi che vengono ricondotte “in cantina”, dove rimarranno chiuse, inascoltate, non considerate e addirittura giudicate, fino alla prossima “amnistia”, in cui avranno nuovamente diritto di parola e di azione, in un tempo circoscritto e in un luogo lontano dal giudizio altrui: quante volte ci siamo concessi in vacanza modi essere e di fare pensando che “tanto qui non mi conosce nessuno, oppure, tanto fra una settimana me ne vado”? Questi modi di fare e di essere, diversi dal nostro solito, appartengono a quelle parti di noi che il Voice Dialogue definisce Sé rinnegati – le parti di noi che normalmente non possono agire nella nostra vita, che giudichiamo in noi e negli altri. Alcuni di questi Sé hanno però il permesso dei Sé primari – le parti di noi in cui siamo identificati e che gestiscono la nostra vita senza una reale possibilità di scelta – di poter agire in quei “non luoghi” che sono le vacanze, per un periodo circoscritto e delimitato, poi, al rientro, devono nuovamente sparire.
Vi propongo di osservarvi mentre siete in ferie, di sentire l’energia che sprigionate, quali sono le qualità di quelle parti di voi che durante l’anno non sperimentate, come cambiano le relazioni che intrattenete, come cambiano i vostri sogni notturni, con quali occhi guardate il mondo, cosa vi concedete di fare che normalmente non vi concedete, se siete più creativi.
E poi, una volta tornati a casa, chiedetevi: come, tutto quello che ho sperimentato in questi giorni, se messo “in dose omeopatica” nella mia vita quotidiana, può ampliare l’espressione di me stesso? Può arricchire e alleggerire la mia vita? Può aprirmi all’abbondanza e alla mia Unicità?
Forse la sensualità di Afrodite che ho sperimentato in vacanza, mi farà vivere la giornata dandomi il permesso di ritagliarmi momenti di piacere: una doccia profumata a fine giornata; un massaggio rilassante a settimana; un tocco creativo e di bellezza per la mia scrivania; permettendo così a me stessa di sperimentare il potere del prendersi cura di sé e agli altri intorno a me di scoprire i doni dell’efficienza e del rigore. Oppure, il mio viaggiatore/esploratore continuerà ad avere un suo spazio creando un blog con i miei appunti di viaggio, o mettendomi in contatto con altri viaggiatori, o mi presterà i suoi occhi per trovare il nuovo e l’inesplorato anche nella mia routine, permettendo a me di rimanere curiosa e nuova ogni momento e agli altri di essere concreti e routinari. E il mio “tipo da spiaggia”, forse mi aiuterà a non prendermi troppo sul serio, a mollare un po’ della mia seriosità, del mio eccessivo senso di responsabilità, permettendo a me stessa di sperimentare la qualità della leggerezza e agli altri di prendersi le loro responsabilità.
E sì, “darci le nostre ferie quotidiane” ha un effetto automatico e meraviglioso: mette tutto in equilibrio. Ci toglie dall’immobilismo dei ruoli e ci apre alla condivisione della partnership. E allora, nel tempo, sarà più raro sorprenderci a pensare o a dire: “Se qui non ci fossi io, che sono così responsabile, andrebbe tutto in malora”; “Mi tocca fare sempre tutto da sola”; “Sono stanca morta, ma non devo mollare”; “Ho perso la spontaneità, mi sento così scontato”; “E’ tutto così prosaico, dov’è finito il romanticismo?”; “Ormai non posso più cambiare niente nella mia vita”. Portando alla luce del sole le parti con cui di solito andiamo solo in vacanza, ci accorgeremo che la nostra vita può avere un po’ di sabbia in tasca ogni giorno. Provare per credere.
Buone vacanze ai vostri Sé rinnegati e buon riposo ai vostri Sé primari.