Femminicidio. Conversazione con Elena Dragotto.
C’è una violenza estrema, brutale, spesso definitiva che coinvolge le donne di ogni età nel nostro Paese. In Italia purtroppo i dati sul femminicidio continuano ad essere allarmanti, dai 124 del 2012 si è passati a quasi 177 casi nel 2013 e gli ultimi dati statistici dell’anno 2014 confermano il trend aggiornandolo a una media di una vittima ogni 3 giorni. Parliamo di questo fenomeno con dottoressa Elena DDV Dragotto, dottore in Psicologia, Counselor Relazionale e direttrice e fondatrice dell’Istituto HeskaiHer.
Dottoressa Dragotto quali sono le radici profonde della violenza sulle donne?
Elena DDV Dragotto: Le radici affondano in tempi molto lontani. Ci sono autrici come Riane Eisler ne IL CALICE E LA SPADA e IL PIACERE È SACRO; oppure Marija Gimbutas ne IL LINGUAGGIO DELLA DEA; o ancora Jutta Voss ne LA LUNA NERA, che parlano ampiamente del periodo in cui la donna era cosciente del suo potere e rispettata, fino al momento in cui il patriarcato iniziò a prendere piede e la donna fu defraudata della sua potenza, trasformando ciò per cui era rispettata in motivo di discriminazione, disprezzo o sottomissione. Oggi, per il fatto che il patriarcato e così radicato nei propri comportamenti, spesso inconsapevolmente, le donne stesse contribuiscono a mantenere questa condizione di assoluta disparità e non riconoscimento del proprio valore e del proprio potere. Nei Cerchi di donne che conduco, purtroppo, mi trovo sempre di fronte a questo problema, ed è molto doloroso.
Perché le donne sono così odiate?
Elena DDV Dragotto: Perché la donna, avendo la possibilità di poter gestire autonomamente la propria vita, non ha più “bisogno” dell’uomo, ma sempre più cerca una relazione con un compagno, tra pari, basata sulla condivisione e non su ruoli costrittivi e precostituiti. Di conseguenza l’uomo è costretto a una scelta: “odiare”, per paura, chi lo mette in difficoltà e gli toglie dei diritti millenari; oppure accettare la sfida dei nuovi tempi e mettersi in discussione insieme alla donna.
Cosa può fare ognuno di noi per dare valore al femminile?
Elena DDV Dragotto: Esiste una realtà interiore in ogni essere umano dove gli aspetti del Femminile e del Maschile convivono. Per cultura, educazione o religione, spesso possiamo constatare che già dentro ognuno di noi, sia uomo che donna, esiste un giudizio, o addirittura disprezzo, per i valori del Femminile, quali: la ciclicità, l’accoglienza, il fluire, l’essere, l’intimità, il contatto con il mondo emotivo, l’abbondanza, il rispetto della Vita. Se gli uomini e le donne non ritrovano in loro stessi il valore dei Doni del Femminile, è l’umanità intera ad essere ferita e depauperata.
Come giudica la legge sul femminicidio?
Elena DDV Dragotto: Di questa legge, quello che mi ha molto colpito è il fatto che la maggior parte degli interventi di aiuto e di sostegno siano rivolti alle donne, sicuramente di grande necessità. Per gli uomini si parla quasi solo di pene detentive e di misure di isolamento o allontanamento, necessarie anche queste, ma senza soffermarsi troppo su azioni rivolte alla prevenzione. Le notizie che ci arrivano tramite i canali di informazione, riguardano esclusivamente aperture di Centri o sportelli di ascolto e di aiuto rivolti alle donne. Fino ad ora non ho mai sentito di aperture di simili strutture rivolte agli uomini, per condividere o affrontare la difficoltà o il disagio conseguenti all’evoluzione dei ruoli di genere e delle relazioni interpersonali. Conosco associazioni, come la Onlus Il Cerchio degli uomini a Torino e Maschile Plurale che si occupano, tra l’altro, di affrontare il mondo emotivo maschile sicuramente sfidato dai nuovi scenari e dalle nuove richieste, sia da parte delle donne che da parte della società. Sembra continuare a essere un tabù, per questa società patriarcale, parlare di emozioni con e tra gli uomini. Si sa che per educazione le donne da sempre conoscono e sono in contatto con le loro emozioni, cosa che invece non si può dire per gli uomini, cresciuti lontani da quel mondo di cui non riconoscono il linguaggio. È per questo che, quando le certezze crollano e “l’onda emotiva” cresce, rischia di travolgere e sopraffare, conducendo ad atti sconsiderati. In questo periodo storico, sembra strano, ma sono gli uomini a essere più vulnerabili, perché, non abituati/educati, non conoscono e non sanno gestire il loro mondo emotivo. È davvero arrivato il momento che la cultura patriarcale, di cui sia uomini che donne ne subiscono le regole, lasci il posto all’evoluzione verso il rispetto reciproco e la partnership.