La violenza sulle donne: un crimine contro l’umanità
Esiste una realtà interiore in ogni essere umano dove gli aspetti del Femminile e del Maschile convivono con più o meno rispetto l’uno per l’altro. Per cultura, educazione o religione, spesso possiamo constatare che già dentro ognuno di noi esiste un giudizio, o addirittura disprezzo, per i valori del Femminile, quali: la ciclicità, l’accoglienza, il fluire, l’essere, l’intimità, il contatto con il mondo emotivo, l’abbondanza, il rispetto della Vita. Se gli Uomini e le Donne non ritrovano in loro stessi il valore dei Doni del Femminile, è l’Umanità intera ad essere ferita e depauperata.
Sono stata invitata a presentare una relazione al Convegno organizzato dal Movimento 5 Stelle dal titolo: “La solitudine dei numeri zero – Donne all’angolo” che si svolgerà il 21 maggio presso l’Aula dei Gruppi in Parlamento. Mai come in questo periodo, in questi giorni, in queste ore, aprire spazi di riflessione e condivisione sulla tematica che riguarda la violenza sulle donne è di vitale importanza per la sopravvivenza e l’evoluzione dell’umanità. Sì, sopravvivenza. Sì, dell’umanità.
Ovviamente l’argomento può essere affrontato da molti punti di vista, ma nelle poche righe che seguono per forza di cose dovrò focalizzare l’argomentazione. Il punto di vista che proporrò al Convegno, e che propongo qui a voi, parte dall’assunto che: la realtà esterna è lo specchio della realtà interna.
Da qui partirò per guardare alle possibili radici della violenza sulle Donne, a quelle dinamiche che si muovono dentro ognuno di noi, dove il Maschile ed il Femminile, prima di essere un genere, sono due energie che insieme possono collaborare a dare costante nascita alla nostra unicità nella nostra vita; oppure ignorarsi, violentarsi, disprezzarsi, sopraffarsi fino ad arrivare a creare la triste realtà dello scontro tra i generi che tutti noi abbiamo sotto gli occhi e che può sfociare drammaticamente anche nel “femminicidio”.
Cultura, educazione familiare e scolastica, insegnamenti, filmografia, televisione, pubblicità, svalutano, deridono, disprezzano, tollerano, relegano, feriscono, i valori del Femminile, prima fra tutte la “CICLICITA’”, spesso confusa con l’ inaffidabilità e ribattezzata come incostanza, lunaticità, debolezza, incoerenza, e vissuta come minacciosa dalla società e dall’economia del profitto a oltranza, rispetto alla rassicurante costanza della “LINEARITA’”, uno dei doni del Maschile che le si contrappone.
Fra tutti i doni del Femminile, lo spazio di questo articolo mi impone di fare una scelta – ed ecco alcuni dei doni del Maschile che vengono in aiuto: la focalizzazione, la sintesi, la struttura -, mi soffermerò sulla CICLICITA’: quali sono i suoi doni per l’Umanità? Il valore dell’attesa del prendersi cura e della fiducia; conosce i ritmi delle stagioni, le fasi della vita, di un progetto, di un’idea, li rispetta e di ognuna conosce il tesoro celato; ci insegna ad attendere e partecipare pazienti alla trasformazione. Non anticipa, non forza, non decide a priori, rispetta e fluisce.
Guardiamoci intorno: dove ritroviamo questo valore/dono nella nostra vita, in quella dei bambini, dei giovani, nell’educazione, nelle relazioni, nella società?
La farmaceutica ad esempio, ci offre “pillole miracolose” da assumere per “accelerare i processi di guarigione” dalla malattia con lo scopo di farci tornare ad essere efficienti e produttivi nella nostra quotidianità, il prima possibile; in ambito lavorativo viene richiesta un’alta efficienza quotidiana e costante, un attivismo smodato dove non c’è spazio per la riflessione, l’immaginazione, l’”essere”, attributi del Femminile.
Le donne stesse quasi si sentono in colpa se, alla nascita del loro figlio, sentono il desiderio di rallentare i ritmi, assentarsi dal lavoro, per dedicarsi completamente alla maternità. Disagio che la società stessa rinforza, impegnando molte energie per trovare le soluzioni affinché nulla nei ritmi della vita donna possa cambiare, offrendole come unica opportunità, quella di fare semplicemente un “gioco ad incastro”, che lo desideri o meno.
E per fare questo si impegna ad esempio nell’apertura degli asili nido sul posto del lavoro, anziché affrontare una profonda riflessione creativa nella società per accogliere e fare spazio, anziché “costringere e restringere”, ai modi e spazi/tempo che sono propri del Femminile/donna, ma che se accolti veramente sarà l’Umanità intera a beneficiarne.
Siamo veramente disposti a dare valore al Femminile nella nostra vita? Siamo disposti a cambiare le nostre vite per fare spazio al Femminile? Siamo disponibili a guardare alla crisi in cui siamo immersi anche dal punto di vista del Femminile per arricchire il dibattito e le soluzioni possibili? O abbiamo paura?
Dalla paura alla violenza, il passo è impercettibile.
Villa Abbondanza, Tarano (RI) 14 maggio 2013