Voice Dialogue Questions & Answers (Prima parte) di Elena DDV Dragotto
La rete, i social network e le caselle di posta, di quella popolazione mondiale, di cui faccio parte, interessata e sensibile alla crescita personale, sono ormai intasate da proposte e approcci variegati che hanno come obiettivo la crescita personale e l’evoluzione dell’essere umano, ma non solo.
Molte di queste proposte non si limitano solo all’evoluzione dell’essere umano, ma propongono anche, spesso come obiettivi primari, il successo personale, la soluzione definitiva dei propri problemi, la felicità imperitura o la ricchezza economica.
Ciò che mi lascia spesso perplessa, non sono solo gli obiettivi, ma anche la modalità con cui molti degli operatori propongono le loro attività sottolineando una facilità e brevità di tempi di risoluzione/realizzazione delle problematiche personali a mio avviso totalmente “illusoria”, superficiale e fuorviante, forse in linea con l’imperativo di questa epoca in cui tutto deve essere: veloce, indolore e poco impegnativo.
A questo proposito ho individuato alcuni concetti chiave sui quali vorrei far riflettere e sui quali è importante fare chiarezza, anche alla luce del Voice Dialogue, tecnica di crescita personale sviluppata negli Stati Uniti negli anni ’70 da Hal Stone, Ph.D.; e Sidra Stone, Ph. D.
Pratico il Voice Dialogue da più di venti anni; lo propongo con incontri individuali e gruppi di crescita personale; e lo insegno nella Scuola di counseling del mio Istituto HeskaiHer.
Secondo questo approccio, quando nasciamo siamo esseri totalmente vulnerabili, abitati dalla ricchezza di tutti i comportamenti che vediamo nel mondo, sia quelli che giudichiamo belli e buoni, sia quelli che non ci piacciono, organizzati in polarità. Proprio per proteggere la vulnerabilità, vale a dire il totale bisogno di essere accuditi, nutriti ed amati per poter sopravvivere, alcuni di questi comportamenti, chiamati Sé, prendono il sopravvento nella nostra vita, spingendoci ad agire secondo la loro personale visione del mondo che, sempre secondo loro, ci garantirà l’amore e l’approvazione di chi si prende cura di noi e in seguito degli altri.
I comportamenti opposti, quei Sé che ci fanno comportare in modi non approvati dalle persone significative nella nostra vita, dalla cultura o dalla società, saranno allontanati e giudicati, in noi e negli altri, ma non moriranno.
Come si può dedurre da questa succinta introduzione, i nostri modi di essere, lungi dal rappresentare delle storture, degli errori, delle “maschere”, delle “resistenze o delle “corazze” da abbattere, sono stati, e sono tutt’ora, i nostri personali modi per affrontare e risolvere la condizione di vulnerabilità in cui ci siamo trovati e con cui quotidianamente ci confrontiamo, permettendoci, ora come allora, di avere potere nella vita, di non diventarne vittime e di essere amati e riconosciuti.
Alla luce di tutto questo, quando mi arriva l’informativa di un seminario in cui qualcuno propone un week end di lavoro su di sé miracolistico e risolutivo che cambierà radicalmente la vita di chi vi parteciperà, mi sembra una vera e propria presa in giro con un conseguente spreco di soldi e di energie da parte dei possibili partecipanti.
Ma come è possibile credere che dopo 30, 40, 50 anni e più di certi comportamenti acquisiti e ripetuti – i Sè primari in cui siamo identificati secondo il Voice Dialogue – si possa con un week end, per quanto intenso possa essere, sbarazzarsi di questo passato/presente, giudicato “ingombrante” e addirittura in alcuni casi “sbagliato”, e dal lunedì successivo essere persone “nuove di trinca”?
Non nego che possa essere così per qualche giorno o settimana dopo, nella migliore delle ipotesi, ma finito l’effetto “tana libera tutti”, quegli aspetti che ci hanno protetto e accompagnato per tutta la vita, fino al giorno prima del seminario spacciato per “miracoloso”, torneranno “più belli e più forti che pria”, semplicemente perché è così che funziona la dinamica interiore, e non per forza perché sia la tecnica proposta o l’operatore a non essere all’altezza o professionali.
Una delle domande che mi sono sempre fatta, a proposito di quei workshop stile Tony Robbins, dove si pagano un sacco di soldi per due giorni di kermesse, insieme a centinaia di persone, la cui promessa è una rivoluzione totale nella propria vita: come stanno queste persone dopo sei mesi dal workshop? Davvero la rivoluzione agognata è ancora in atto? O i loro Sè primari hanno ripreso in mano la situazione?
Il problema è che le persone ci credono, altrimenti questi workshop, costosissimi, non sarebbero così affollati.
Sostengo che non sia un “blitz” a cambiarmi la vita, ma un Processo, fatto di tempi necessari, quelli del frutto per maturare, di un feto per diventare un essere umano, del caffè per uscire o di un dolce per essere cotto. Un processo che contempli i Sì e i No, la luce e il buio, i tre passi avanti e uno indietro, il rispetto per ciò che sono e per ciò che ancora non sono.
Nella prossima puntata illustrerò come il Voice Dialogue possa essere tra gli altri, uno strumento efficace nel permettere davvero il miracolo di una Vita piena e appagante dove profondi cambiamenti nascono dall’accoglienza di se stessi e della propria Unicità.
(Fine prima parte)