La Mappa dell’Anima
di Colette Baron-Reid. TEA 2011. Recensione di Ivana Ponzo
“L’atmosfera circostante crepitava. Correvo nei campi bui, in cerca di riparo e di luce, terrorizzata dal temporale. I tuoni rimbombavano facendo vibrare il terreno, e i lampi squarciavano il cielo, illuminando per un attimo la zona. D’un tratto avvampò un incendio, e vidi i fragili muri di carta di casa mia bruciare. Pur avendoci abitato tanto a lungo, non conoscevo bene quel luogo; sapevo solo che volevo andarmene, così corsi via. All’improvviso mi trovai in un campo di papaveri rossi che si stendevano a perdita d’occhio: era la Radura dell’Oblio. Li sentivo sussurrare: <Resta, dormi, sogna…resta con noi, solo con noi>. Sollevata ed esausta posai il capo sul soffice letto di fiori e mi sentii scivolare in uno stato di torpore. Per un attimo tornai con la mente al luogo dove mi trovavo prima che cadesse il fulmine. Era una landa desolata, un luogo sterile e squallido in cui nessuno dei miei semi aveva attecchito e in cui il terreno arido bramava una pioggia fresca che, però, non si decideva a cadere. La vita era stata ingiusta e difficile. Chi mi aveva rubato l’acqua? Chi mi aveva portato via i sogni? […, p.44]
Il nostro mondo interiore può essere metaforicamente descritto e sperimentato come un multiforme territorio simbolico in cui mari e oceani, selve e deserti, paludi e catene montuose, serene radure ed orridi profondi si susseguono, disegnando una mappa, che racconta la nostra storia, ma che svela anche potenzialità inesplorate. Ad ogni vissuto, ad ogni situazione ed esperienza, a ciascuna fase della nostra vita “esteriore”, corrisponde un paesaggio, che riflette nel suo aspetto e nelle sue caratteristiche peculiari il nostro stato emotivo, e insieme l’interpretazione che noi diamo della realtà che stiamo vivendo, rispecchiando il nostro modo di viverla e di affrontarla.
E, in questo modo, ci parla di noi. Ci racconta come siamo finiti in quella determinata situazione; ci spiega perché ci troviamo lì e da dove siamo arrivati; può fornirci informazioni sulla strada che stiamo percorrendo, sulle sue possibili diramazioni, a volte impreviste, e nascoste alla nostra mente conscia; ci mostra come può evolvere il nostro cammino, quali sono gli orizzonti possibili.
L’autrice ci insegna ad entrare in questo territorio e tracciarne la mappa, ma soprattutto a farne esperienza, attraversando gli scenari che compongono la nostra interiorità. Ci conduce per mano in questa esplorazione, proponendo esercizi, fornendoci strumenti, – come la Bussola dello Spirito che, puntando sempre verso la voce della nostra Anima, ci evita di smarrirci nelle nebbie della sofferenza e del dubbio-; suggerendo Archetipi: ambienti e personaggi che rappresentano le varie parti di noi.
Il viaggio attraverso i differenti territori ci permette, infatti, di incontrare i Sé che li abitano, (in questi personaggi l’autrice sintetizza diverse sub-personalità o aspetti che il Voice Dialogue considera distinti ed individualmente definiti); di conoscerli, ascoltarli e di interagire con essi (similmente a come avviene in una seduta di Voice Dialogue); di comprendere, quindi, la loro storia e il loro ruolo nella nostra vita; di toccare le loro vulnerabilità, che essi proteggono attraverso le regole e i comportamenti che noi attuiamo nella nostra quotidianità. Essi si presentano, come nelle favole (secondo l’analisi che ne fa Propp), come aiutanti, fonte di saggezza e di supporto, o come nemici o ostacoli, che ci confrontano con la nostra vulnerabilità, sfidandoci ad affrontare le nostre paure, il nostro dolore, per arrivare ad abbracciarla, e raggiungere, alfine, la meta pacificante della riconciliazione con noi stessi.
Calandoci nel nostro immaginario ed affrontando i nostri paesaggi interiori, incontriamo su un altro livello la realtà, – quella “vera”, esteriore – i nostri disagi, le nostre difficoltà; e manipoliamo da questo piano la materia viva del reale, gli schemi sottostanti il nostro agire e il nostro sentire; impariamo a vederli tramite la rappresentazione simbolica che li esplicita dando loro corpo e voce, rendendoli evidenti attraverso la descrizione visiva: il dolore che diventa selva oscura, la solitudine deserto, la depressione palude.
La possibilità di interagire con la Mappa, – conoscendo il territorio, scovandone i tesori, spesso nascosti negli ambienti apparentemente più ostili, cambiandolo, o spostandoci da un luogo ad un altro -, ci apre all’aspetto del processo che l’autrice definisce magico. Modificando la mappa e trasformandoci attraverso il viaggio, trasformiamo anche la realtà esterna. Attuiamo, cioè, un processo di co-creazione della realtà. Il nostro esplorare diviene, allora, un viaggio pieno di senso: il Viaggio dell’Eroe, che incontrando l’avventura della Vita, trae dalle sfide insegnamento, dagli amici ristoro, dagli ostacoli forza e conoscenza, delle situazioni e di sé, e tutto gli è di crescita. Trovare la dimensione epica della nostra esistenza ci aiuta a farcene carico, a responsabilizzarci di noi e dei nostri disagi, delle nostre aspettative e dei nostri desideri, e, quindi, di come affrontiamo e creiamo la nostra realtà, di come la viviamo nel quotidiano, e di come la dirigiamo verso il futuro.
COLETTE BARON-REID è nata a Toronto, in Canada. Da oltre vent’anni affianca all’attività di consulente motivazionale quella di sensitiva e ha lavorato fianco a fianco con maestri spirituali come Brian Weiss e Wayne Dyer. Il suo libro La Mappa dell’Anima (TEA 2001) trae origine, in particolare, dalla sua conoscenza del Voice Diaologue, tecnica ideata dagli psicoterapeuti americani Hal Stone, Ph.D. e Sidra Stone, Ph.D, e dagli scritti di J.Campbell.